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Gli investimenti ESG, attenti alle dinamiche sociali, ambientali, e di governance, delle aziende, stanno catturando sempre più interesse presso gli investitori. Approfondiamo quindi l’argomento.
Gli investimenti a tema ESG (acronimo di Environmental, Social e Governance) stanno diventando sempre più popolari presso gli investitori.
I dati di ricerca di Google Trends evidenziano appunto come il termine ESG sia diventato una parola chiave all’interno dei motori di ricerca di tutto il mondo, a conferma della popolarità che ha acquisito ultimamente questo specifico tema d’investimento:


Il dato trova riscontro anche negli afflussi sull’investimento sostenibile, a conferma dell’interesse degli investitori verso questo tema:

Le proiezioni al 2030 evidenziano poi come in futuro ci si aspetti che la raccolta su questi strumenti continui ad aumentare, in termini di masse e volumi; il tema ESG ci farà quindi facilmente compagnia ancora per parecchio tempo.

Cosa intendiamo intanto con investimenti a tema ESG?
L’acronimo sta ad indicare tutte le attività legate all’investimento definito come sostenibile, e che pongono quindi l’attenzione sugli aspetti ambientali, sociali, e di governance delle aziende coinvolte.
Proprio per questo, un’indice a composizione ESG si ritrova ad escludere di conseguenza tutte quelle aziende che non rispettano questi parametri, in modo da premiare solo le più meritevoli:

Nel sondaggio ESG 2020, effettuato dal Callan Institute, si evince come il 42% degli intervistati abbia incorporato il fattore ESG nel proprio processo decisionale d’investimento. La quota è praticamente raddoppiata, rispetto al 22% registrato nel 2013.
Cosa spinge gli investitori verso questo particolare tema d’investimento?
La risposta ci arriva sempre dal sondaggio del Callan Institute:

Interessante osservare come il motivo citato più frequentemente per non considerare l’aspetto ESG nelle proprie scelte d’investimento è legato alla percezione che i vantaggi offerti siano ancora poco chiari o non del tutto evidenti.
In effetti, gli studi a proposito dell’affidabilità dell’offerta ESG, e di come questa si traduca in un effettivo valore aggiunto per l’investitore, sono spesso contrastanti, come evidenziato in questo articolo di Larry Swedroe, responsabile della ricerca per Buckingham Strategic Wealth e Buckingham Strategic Partners.
https://www.advisorperspectives.com/articles/2020/08/24/is-esg-research-unreliable
Ci si chiede quindi se la possibile sovraperformance paventata dalle strategie ESG non sia solo un’illusione:
https://www.institutionalinvestor.com/article/b1rkzgfmhz1wkr/Is-ESG-Outperformance-Just-an-Illusion

Ne abbiamo parlato in precedenza anche all’interno di questo articolo:
Interessante, a tal proposito, osservare il seguente studio riproposto da Vanguard, che mette a confronto, in termini di rendimenti e volatilità (espressa nella deviazione standard) le strategie denominate ESG con l’indice FTSE USA All Cap, su di un arco temporale di 15 anni. Il livello di dispersone che ne risulta è importante, a sottolineare come le strategie a tema ESG non abbiano portato a risultati statisticamente migliori rispetto a quelli del mercato nel suo complesso.

Ad oggi, mancano quindi evidenze sostanziali a dimostrare una sovraperformance statisticamente significativa e consistente da parte degli strumenti ESG. Creare Alfa, e battere quindi il mercato, è complicato anche per loro.

A conferma di ciò, uno studio accademico, riportato nel seguente articolo, evidenzia come i fondi ESG non abbiano di fatto migliorato le prestazioni degli investimenti, durante il drawdown di inizio 2020, scatenato dal Covid-19:

Quindi, così è come ci viene raccontata e proposta l’offerta ESG, ovvero come una grande opportunità d’investimento:

Così, invece, è come sta effettivamente andando:

“Il tema ESG non è così valido per gli investimenti come la gente pensa” dichiara l’ex CIO del Sustainable Investing di Blackrock.
Tuttavia, a fronte di questa domanda sempre crescente da parte degli investitori, la macchina del “marketing” finanziario, ovviamente, non poteva restare indifferente, ed ecco la corsa, da parte dei fondi d’investimento, ad ottenere la certificazione ESG. Di seguito, osserviamo il dato che riflette l’impennata del numero dei fondi che hanno fatto domanda per ottenere il riconoscimento ESG:

Il lancio di nuove strategie d’investimento etico-sostenibili prosegue quindi a ritmi importanti:

L’offerta è quindi divenuta ad oggi particolarmente variegata. Questa una panoramica a riguardo:

A livello globale, gli ETF definiti come sostenibili hanno raggiunto quota 150 miliardi di dollari, nel corso del 2020, un numero 25 volte superiore rispetto a quello registrato nel 2015. L’offerta è composta principalmente da ETF azionari, che rappresentano l’ 81% del mercato (dati al 31/12/2020), seguiti poi da quelli obbligazionari (green bond).

In merito proprio alle obbligazioni sostenibili, una ricerca ad opera di S&P Global evidenzia come le nuove emissioni potrebbe superare complessivamente 1 trilione di dollari nel 2021, un aumento di quasi 5 volte rispetto ai livelli del 2018.

Un conto, però, è dichiarare di seguire politiche d’investimento sostenibili, un altro è sostenerle poi all’atto pratico.
Il rischio “GreenWashing” è quindi sempre dietro l’angolo.
Secondo uno studio di Morningstar, infatti, la maggior parte dei fondi in Europa che, nel corso del 2020, ha ottenuto la certificazione ESG, ha semplicemente cambiato il proprio marchio di fabbrica e denominazione della strategia, per riflettere il suo nuovo lato “green”.

Ecco un esempio di GreenWashing:

Gli stessi investitori si dichiarano ora preoccupati del fenomeno, chiedendo maggior chiarezza e trasparenza ai veicoli d’investimento definiti ESG:

Interessante, a proposito, la storia di Boohoo.

Boohoo è un’azienda di moda britannica, spesso inclusa all’interno dei fondi ESG.
Un rapporto del Sunday Times ha evidenziato come i lavoratori presso una fabbrica di Leicester, produttrice per il marchio Boohoo, venissero pagati solo 3,50 £ l’ora.
Lo scandalo ha colpito molto il marchio di moda, eppure il suo rating ESG era fra i più alti nel settore.

Quindi, ingannare il sistema è possibile, e per gli investitori è certamente difficile poter disporre di tutte le informazioni, in modo chiaro e trasparente, così da compiere scelte ponderate.
Per cui, all’occhio.
Il tema ESG rischia quindi di essere una mera illusione, un miraggio dalle belle promesse, ma dalla cruda realtà.

In sostanza, non è sempre tutto oro quello che luccica, e il marketing finanziario è sempre pronto a costruire nuove etichette per attirare l’attenzione degli investitori, così come le aziende sono pronte a lanciarsi nel calderone, con una bella etichetta ESG in bella mostra anche laddove non ne abbiano diritto.
Più che l’investimento sostenibile, è meglio l’investimento consapevole.
Ultimo aggiornamento: 19/12/2021