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La normativa Mifid2 è stata introdotta con l’obiettivo di fornire maggiore trasparenza sui costi degli strumenti finanziari collocati agli investitori. Com’è andata?
La normativa Mifid2 è stata introdotta, a livello europeo, con l’obiettivo principale di tutelare gli investitori, e renderli maggiormente consapevoli circa i costi e gli oneri degli strumenti finanziari. Infatti, il testo della normativa prevede, fra i vari punti, di esplicitare e rendicontare i costi sostenuti sugli strumenti finanziari in portafoglio, nell’ottica di una maggior trasparenza.
La Mifid2 ha trovato applicazione nel corso del 2019, e ora che tutte le banche ed i vari intermediari si sono dovuti adeguati alla direttiva, tiriamo una riga e vediamo com’è andata.
A leggere questo articolo di Bluerating sembrerebbe tutto bene:
I clienti non hanno smesso di rinnovare la fiducia (a Private Banker, gestori e consulenti. Ndr) grazie a relazioni consolidate e, certamente, alla loro capacità di gestire eventuali reazioni negative causate dalla ricezione delle tanto temute rendicontazioni.
Clienti contenti, nessuno si è lamentato, tutto perfetto quindi.
O forse no?
I giudizi degli esperti di Aduc sui prospetti che svelano i costi dei servizi finanziari e di advisory:
Commento: Ampiamente insufficiente. Il dato che conta è a pag. 7 su 9 di una comunicazione avente ad oggetto “ Servizio di ricezione e Trasmissione ordine e Deposito accessorio titoli e liquidità a custodia e amministrazione n… ”. Impossibile capire che si tratta di un dato rilevante sui costi sostenuti. Le informazioni non sono espresse in forma tabellare ma “affogate” in un testo illeggibile e burocratico su cambiamenti normativi.
Commento: Insufficiente. Le informazioni minime previste dalla normativa (che nel caso delle assicurazioni sono più lasche rispetto al finanziario) ci sono tutte, ma si vede che sono poste in modo che il cliente comprenda il meno possibile e sia poi facilmente “orientabile” dal commerciale che ha il rapporto con lui.
Commento: Pessimo. 33 pagine prevalentemente di pubblicità nel quale non si trova il dato relativo al costo complessivo. I costi aggregati, infatti, sono aggregati per tipologia di strumento. L’incidenza percentuale è indicata in rapporto al “versato medio”.
Il dubbio che viene, leggendo lo studio effettuato dall’ Associazione dei Consumatori ADUC, è che i clienti non si siano lamentati perchè i report Mifid2 sono stati elaborati in maniera tutt’altro che chiara e comprensibile.
Addirittura, come ci descrive un articolo di CityWire, pare che alcune reti si siano attrezzate molto bene per nascondere la polvere sotto al tavolo:
Il trucco di alcune reti di cf per non mostrare la rendicontazione Mifid2
Visti i timori che la rendicontazione Mifid potesse far arrabbiare molti clienti, pare che diverse reti abbiano trovato l’escamotage di inviare il riassunto dei costi e dei rendimenti solo alla casella di posta elettonica della mandante.
Fatta la legge, trovato l’inganno.

Del resto, difficile credere che in Italia tutti i risparmiatori possano essere contenti di investire in strumenti fra i più cari e costosi d’Europa:
Risparmio gestito, i prodotti italiani costano di più e rendono meno di quelli europei
Anche in un 2019 record per tutte le asset class, i prodotti offerti dai gestori nazionali costano mediamente di più e offrono rendimenti inferiori
Contenti?
Avrei qualche dubbio.
A tal proposito, si consiglia la lettura dell’articolo:
Ultimo aggiornamento: 30/04/2021